La fotografia boudoir risale all’800, ma ha radici ancor più lontane ed è un genere che ha riconquistato popolarità tra le donne perché a differenza delle foto di nudo o glamour, le pose e l’abbigliamento indossato – seppur intimo – è sensuale, ma non spinto, è ammiccante ma non provocante, è ironico ed elegante, ma non volgare. Gli scatti in stile “boudoir” sono carichi di sensualità in un’atmosfera naturale e gioiosa perché le protagoniste sono donne comuni che desiderano concedersi un momento di evasione e di esaltazione della propria femminilità ben lontane dalla sessualità aggressiva e accentuata delle modelle o dal voler apparire sexy a tutti i costi, perché lo scopo finale non è ammaliare o stuzzicare il pubblico maschile, né pubblicizzare un prodotto, ma fare un servizio fotografico per sé stesse che resta nella propria privacy e intimità. In questo tipo di fotografia, la donna si disinibisce e non teme di mettere in mostra anche i piccoli difetti né si preoccupa del giudizio su presunti canoni di bellezza.

Il desiderio di un servizio fotografico boudoir nasce dalla consapevolezza della propria femminilità, una consapevolezza attuale e moderna che risale all’Illuminismo: dopo secoli di oscurantismo, le donne si scoprono amabili, colte, ben educate, capaci di intrattenere una vita mondana e sociale attiva. Le donne dell’alta borghesia e dell’aristocrazia godono di maggiore libertà entro i limiti delle convenzioni, ma per la maggior parte delle donne, il ruolo principale è sempre quello di sposa e madre che si ritira nel suo salottino privato quando gli uomini parlano di politica. Il salotto delle signore diventa luogo di pettegolezzo e confidenze, di incontri amorosi clandestini al riparo da sguardi indiscreti. Il salottino è retroscena ideale per la nascente fotografia boudoir. È nella seconda metà dell’Ottocento che si diffondono i dagherrotipi, più pratici ed economici rispetto alle pitture a olio dell’epoca. La donna ritratta in pizzi e merletti, in pose rilassate e morbide, è oggetto del desiderio e le immagini sono spesso realizzate come regalo per mariti e amanti o fidanzati lontani.

L’allestimento di un set per foto boudoir

Le parole chiave di un set boudoir sono eleganza, raffinatezza e sensualità. Il fotografo professionista nella tecnica boudoir svolge un lavoro delicato perché deve aiutare la donna a “mettersi a nudo” sia letteralmente che psicologicamente cercando di creare un rapporto fiduciario attraverso il dialogo, intuendo le motivazioni e i desideri della donna che si presta a questo gioco fotografico, nel rispetto reciproco e nella trasparenza.

La pianificazione del set deve essere condivisa con il soggetto fotografato, la donna deve essere libera di scegliere cosa indossare, solitamente lingerie che esalta le forme, ma molte donne preferiscono altri indumenti o solo focalizzare su alcuni dettagli, oppure creare effetti di “vedo/non vedo”, sfocature o elementi che esaltino maggiormente la personalità rispetto alla fisicità. Si tratta di elementi che fanno la differenza durante lo shooting e creano un set più autentico.

L’ambientazione deve essere naturale, anche il make up è molto leggero e un massimo di tre cambi di abito. La camera da letto è il set ideale, purché luminosa e ben curata, semplice e non artefatta. La luce preferibilmente naturale e morbida. La luce è il segreto del set boudoir e un alleato fondamentale per esaltare tutto l’ambiente. È importante che la stanza sia illuminata da una grande finestra per far entrare quanta più luce naturale possibile, con tende chiare e leggere per trasmettere una sensazione onirica e retrò. I contrasti di luce aiutano a mettere in evidenza alcune parti del corpo e nasconderne altre. La scelta del bianco e nero è quella più indicata per creare situazioni vintage, ma anche le foto a colori sono molto gradevoli e sofisticate. Quando la luce non è sufficiente, si può ricorrere a quella artificiale, ma il fotografo deve essere preparato a saper usare e orientare bene le luci sul corpo e sull’ambientazione circostante per creare quella giusta qualità eterea e sognante dell’immagine.
Una buona composizione fotografica deve bilanciare tutti gli elementi in scena. Dal punto di vista tecnico non bisogna mai perdere di vista la regola dei terzi, di lasciare spazio davanti agli occhi della modella e alla sua testa per non accentrare il focus dell’immagine, anche in fotografia “less is more – meno è meglio”. È bene evitare di inserire troppi elementi sul set che distolgono l’attenzione dalla protagonista. Le pose devono sembrare naturali e spontanee, senza forzature, soprattutto se la “modella” non è una professionista. Occorre che si senta a proprio agio sia sdraiata sul letto che in controluce davanti alla finestra, seduta di schiena o rannicchiata su un divano. I movimenti devono risultare morbidi e distratti, il sorriso non deve mai mancare soprattutto se lievemente compiaciuto, ammiccante, ironico, gli occhi socchiusi, le dita tra i capelli. La modella deve risultare giocosa e divertita. La nudità non è richiesta, proprio perché non si tratta di fotografia erotica. E se la donna desidera denudarsi, è consapevole che un bravo fotografo/a saprà esaltarne gli aspetti più aggraziati, senza pose esplicite o imbarazzanti. La differenza tra fotografia boudoir e erotica è, in fondo, la stessa che vi è tra il burlesque e lo spogliarellismo puro e semplice.

Attrezzatura per foto sensuali

La scelta dell’attrezzatura è molto libera. Macchine fotografiche a rullino, reflex o mirrorless sono tutte idonee allo scopo. Tuttavia i più grandi fotografi contemporanei che si dedicano a questo genere utilizzano obiettivi a focale fissa e aperture diaframmatiche massime per incrementare la luminosità. Molti amano la tecnica del bokeh, uno sfocato studiato e ben architettato che rende tutto molto interessante. Gli amanti dei programmi predefiniti automatici delle macchine digitali, impostano la modalità “ritratto”. I cultori dello scatto manuale o semi-automatico, in genere mantengono l’apertura diaframmatica a ISO bassi.

La vera abilità consiste nella capacità del fotografo di cogliere l’essenza e la storia umana della donna che viene letteralmente “ritratta”, come una volta. Tra i fotografi più famosi del genere boudoir vi sono proprio le donne come Kara Marie, fotografa professionista, che da oltre un decennio in qualità di donna, madre lavoratrice e moglie, si dedica alla ricerca della bellezza che ogni donna nasconde in sé indipendentemente dall’età e i suoi ritratti di donna sono oltre che celebri anche molto eleganti e intensi. Veronica Maltoni, Christa Meola, Michelle Hayes, Jen Rozenbaum e Lone Morch sono tutte fotografe professioniste di livello internazionale che rappresentano anche la femminilità ferita delle donne sopravvissute a malattie debilitanti e tumori al seno, riuscendo a sottolineare sempre la seduzione e la sensualità naturale delle donne.